L'ultimo omonimo - 4 parte - Horror
Il giorno dopo rimasi con gli occhi sbarrati per una decina di minuti immobile dopo aver letto l’articolo sul giornale, un omonimo ragazzino simile a quello che si suicidò, morì lo stesso giorno. Alcuni ragazzini vennero trasportati in altri manicomi per volontà dei genitori. Altri bambini figli di genitori che se ne volevano sbarazzare o orfanelli rimasero lì. Rimasero solo in 3.
Da quel giorno, il 3 dicembre, fino al 10 le morti cessarono. Poi il corso continuò. Un giorno un giovane ragazzo, di 19 anni venne portato nel manicomio, una strana sala inaccessibile solo a me, nei piani sotterranei. La stanza numero 13.
Gli omicidi continuarono, e con loro anche le strane coincidenze.
Rimanemmo solo io e quello strano ragazzo. Poiché quello fu l’ultimo ragazzo rimasto mi diedero le chiavi per la sua cella. Scesi giù, nei seminterrati, per curiosità di vedere in faccia quel ragazzo.
Infilai le chiavi nella serratura ma non giravano, ci misi un po’ per capire che la porta era già stata aperta e con lei anche la stanza era vuota.
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